Ieri sera ho incontrato un amico per le strade del mio paese, Salzano. Sono nato a Mestre, in provincia di Venezia, ma da anni vivo immerso nella campagna veneziana, che un po’ m’accoglie e un po’ m’ingabbia. Questo amico, Alberto, non lo vedevo da almeno un paio d’anni e anche lui, come molti altri, era curioso di sapere qualcosa sul mio “cambio vita”, su quella che lui chiama la “scelta coraggiosa”: togliersi dei vestiti indossati per anni e indossarne altri, completamente differenti.
Già, ricominciare daccapo è una scelta coraggiosa. Non tutti hanno coraggio, dici tu. Tutti però hanno un bisogno, dico io. Un’urgenza e il coraggio trova vita proprio in quella.
Forse dirò qualcosa di atroce, ma ricominciare è come uccidersi e il coraggio di farlo è figlio della necessità, del bisogno che prende vita dall’ascolto di noi stessi. E grazie a questo, non si ricomincia da 0 ma da 1: noi.
Per conoscere quell’identità, che ci rende così speciali, e che spesso cambia al cambiare delle stagioni, ci vuole tempo e gentilezza. Gentili, nel valutare ciò che siamo stati, perché ogni nostra parte ci ha portato proprio in quel punto. E senza lei, non saremmo noi. Al lordo di tutte le cazzate che ci sono passate per la testa e che abbiamo fatto.
Questo suicidio non è “il giudizio”, è un’operazione chirurgica funzionale al nuovo. Lo direbbe meglio di me Pirandello, “quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire.” Ed io aggiungo: morire per nascere nuovi, nella “forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi appunto”.
Siamo molto più legati alla morte di quanto pensiamo. Il teatro ce lo insegna ad ogni scena: ciò che muore rinasce in altro.
Sarei un bugiardo a dire che questo è semplice o scontato. Un suicidio è un suicidio, non banalizziamo. Ma è un balzo proiettato in avanti. Come dicevano con Alberto, fuori dal luogo in cui guardiamo il mondo c’è altro mondo che non vediamo e che forse ha spazio per noi, per le nostre idee, i progetti o per la semplice serenità del trascorrere il tempo.
Dico “forse” perché non amo gli assolutismi, non amo le certezze. Non c’è nulla per me, che si scriva nella roccia. E anche quando qualcuno lo fa, il tempo, quella roccia, la rosicchia, il vento la leviga, l’acqua la buca.
Siamo organismi complessi e per capirci qualcosa in questo universo abbiamo bisogno di semplicità, almeno io. Osservarmi semplice senza mai banalizzarmi è il mio punto di partenza.
Ho voluto costruire questo sito, e questo blog seguendo delle semplici direzioni. Due colori, la leggerezza dei pensieri e parole. Forse troppe direbbe un altro mio amico, ma in fin dei conti quando ci tuffiamo nel mare non stiamo a guardare quanta acqua ci sia, perché ogni onda ha un motivo ed è sempre diversa.